Versione Italiana English Version

Psicoterapie brevi nei servizi

 (2014)

N° 1/2014 

La nostra Rivista si è ripetutamente occupata negli ultimi anni delle pratiche psicoterapeutiche sviluppate in ambiti specifici dai Servizi di Salute Mentale. Si è inteso dedicare un apposito numero alla questione psicoterapeutica per la sua centralità rispetto ai principi e ai compiti ineludibili di un Dipartimento di Salute Mentale: assumere la domanda di cura, promuovere forme di intervento che privilegino la parola al farmaco rapportandosi all’individuo, al gruppo familiare e al contesto sociale, favorire lo sviluppo di un ruolo attivo nel fronteggiare la sofferenza, sostenere la crescita professionale di tutti gli operatori.

La nostra Rivista si è ripetutamente occupata negli ultimi anni delle pratiche psicoterapeutiche sviluppate in ambiti specifici dai Servizi di Salute Mentale. Si è inteso dedicare un apposito numero alla questione psicoterapeutica per la sua centralità rispetto ai principi e ai compiti ineludibili di un Dipartimento di Salute Mentale: assumere la domanda di cura, promuovere forme di intervento che privilegino la parola al farmaco rapportandosi all’individuo, al gruppo familiare e al contesto sociale, favorire lo sviluppo di un ruolo attivo nel fronteggiare la sofferenza, sostenere la crescita professionale di tutti gli operatori.
Una dimensione psicoterapeutica (di cura e di cambiamento evolutivo), che pur facendo riferimento a specifiche teorie e tecniche, le trascende calandole in una dimensione collettiva di lavoro propria del Servizio pubblico, in una visione che valorizzi i saperi di tutte le professionalità, che consideri a pari titolo la parola e l’azione all’interno di una dimensione relazionale pensata ed orientata verso obiettivi di cambiamento ed autonomia, attenta agli aspetti squisitamente umani del rispetto ed interesse per l’altro, di ascolto ed attenzione a ciò che egli esprime e può sostenere. Senza infine dimenticare che la capacità relazionale non riguarda esclusivamente i professionisti della salute mentale, ma qualsiasi altra persona coinvolta a vario titolo nel processo di cura.
Tale premessa deve fare i conti con la realtà dei Servizi di Salute Mentale, la complessa cornice organizzativa dei sistemi sanitari e il cambiamento della domanda di cura per effetto di variabili sociali e culturali fino ad apparire in alcuni casi poco specifica e poco pertinente alle competenze specialistiche e ai servizi erogati. Tra le determinanti socio-culturali di quest’area emergente di bisogni rientrano l’allungamento della vita media, che può esporre a ripetuti bilanci personali familiari lavorativi, nonchè ad eventi di malattia e disabilità; il ritardo nei processi di autonomia personale e lavorativa dei giovani con un allungamento del periodo di scolarizzazione e precarietà degli assetti lavorativi; non ultima, la crisi economica con un impatto critico sul sistema di sicurezza personale.
La presentazione clinica può esprimersi attraverso quadri di ansia e depressione, saltuarie condotte di addiction, acting auto-eterolesivi, quadri ad espressività somatoforme, ma anche condizioni sotto-soglia caratterizzate da marcato grado di disagio soggettivo e/o disfunzionamento affettivo-lavorativo-sociale, accompagnate spesso da perdita del senso di padronanza e competenza. Il comune denominatore è rappresentato dall’urgenza della richiesta d’aiuto, spesso sostenuta da una condizione di significativa sofferenza e dalla perdita di performance. L’aspettativa individuale e sociale è rivolta verso soluzioni terapeutiche a breve termine, efficaci e sostenibili.

E’ opportuno allora chiedersi quale possa essere l’intervento terapeutico più appropriato in queste situazioni. Il rischio che corrono i Servizi è quello di un arretramento difensivo verso il paradigma biologico con uno spostamento dell’accento clinico più sulla cura del sintomo che sulla presa in cura della persona, mediato da una risposta esclusivamente psicofarmacologica……………..



:: Freniatria_1-14.pdf (pdf - 316 KB)