In un piccolo libro di qualche anno fa Piero Zanini, architetto, ha scritto cose illuminanti sul confine, inteso anche in senso geografico e politico. Alcune di esse si prestano ad essere trasferite al contesto clinico. Si può condividere allora che il confine non sia solo una linea, ma uno spazio dotato di più dimensioni che in quanto tale accoglie e raccoglie storie; ha a che vedere con l’identità, in quanto separa ed al tempo stesso mette in contatto; è dunque dotato di un movimento continuo di permeabilità, è spazio di trasformazioni permanenti; segnala inoltre il luogo di una differenza, reale o presunta, ed utilizza il lessico dell’incertezza in quanto abitato da una molteplicità di linguaggi.
RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA
La rivista della salute mentale
VOL. CXXXIX - N° 1, 2015 LIMITI O CONFINI?
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