Essendo stato inviato, in unione all'egregio collega Dottore Giuseppe Chiap, a Verzegnis, colla missione di studiare il fatto epidemico manifestatosi in quel Comune della Carnia e suggerire i provvedimenti atti a farlo cessare, ho ritenuto non inutile il rendere pubblici i nostri studi, dopo averli estesi e - per quanto da noi si poté - completati anche dal punto di vista scientifico. La rassomiglianza della epidemia da noi studiata, sia nella causa sua, sia nelle sue, parvenze e ne' suoi effetti, colle epidemie morali che con troppa frequenza si susseguirono nell' evo medio, e che furono così maestrevolmente studiate da uomini celebri e competenti come il Calmeil, toglie alla stessa ogni vanto di novità, ma punto ne scema della sua importanza scientifica. Questa anzi viepiù si accentua per la rarità attuale di cotali epidemie; rarità che se non é di fatto tanto assoluta quanto appare, lo è certamente in modo cospicuo per la scienza, cui rimangono ignorate - perché non rese pubbliche e non studiate -; piccole epidemie che oggidì ancora, forse, nascono, muoiono e rimangono sepolte negli oscuri recinti di povere ed inospiti borgate. Certo è che alla scienza ed alla società non vennero a conoscenza in questo secolo se non quattro epidemie di malattie nervose in tutta quanta l' Europa: quella delle carceri del Buon Pastore di Amiens, nel 1848; quelle di poco posteriori, di Josselin in Brettagna e dei fanciulli di Svezia; finalmente quella di Morzine nell' Alta Savoia. Nessuna se ne ebbe a presentare in Italia; questa di Verzegnis sarebbe la prima.
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